Roma: Mostra su Tiziano a Roma, Maestro indiscusso del colore Stampa
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RomaNews - Eventi
Scritto da Elvira Brunetti   
Domenica 24 Marzo 2013 17:01

Roma: Mostra su Tiziano a Roma, Maestro indiscusso del colore

Il vuoto lasciato al museo di Capodimonte per la temporanea dipartita della celeberrima “Danae”(Fig.01) è semplicemente inquietante. L’opera in prestito è un capolavoro assoluto della pinacoteca napoletana. L’armonia di quel corpo nudo così naturale tra i radiosi accordi della luce e i sapienti contrasti della stessa costituisce una sfida alla precedente opera di Giorgione e allo stesso tempo una premessa a “L’Olympia”(Fig.02) di Manet. E sempre al gigante della pittura rinascimentale veneta s’ispira il famoso impressionista francese con il suo “Déjeunersur l’herbe”(Fig.03), opera scandalosa nell’Ottocento, mentre il “Concerto campestre”(Fig.04) o le varie Danae non turbarono affatto i costumi dell’epoca. Tiziano è il primo pittore che ha osato avvicinare il sacro al profano in una schiettezza di forma e colore che non è solo verità artistica.

Le Scuderie del Quirinale dopo Giovanni Bellini ed il Tintoretto ospitano ben 40 opere di Tiziano nella prestigiosa mostra dal 5 marzo al 16 giugno a cura di Giovanni Villa. Sono capolavori provenienti dai più noti musei del mondo: dalla perfezione fotografica del “L’uomo con il guanto” del 1520 (Fig.05), opera del Louvre, ai potenti ed eloquenti autoritratti del Prado (Fig.06) e di Berlino. Da Napoli si potrà ammirare il “Paolo III Farnese”(Fig.07). Nell’allestimento romano che sarà affiancato da importanti conferenze (il mercoledì dal 13 marzo) troneggia il ritratto imperiale di Carlo V con il suo fedele cane (Fig.08). Una menzione particolare meritano le tre pale d’altare, come “La Madonna in gloria “ di Ancona (Fig.09), di chiara ispirazione raffaellesca di cui c’è tutta la leggiadra poesia. “Sono tre tele immense non solo per dimensioni” dice il prof. Augusto Gentili, autore di un’immensa monografia sul Vecellio uscita di recente.
La pittura di Tiziano è “verità stupenda capace di dire tutto”, dice Goethe. Dolcezza (Fig.10), sensualità (Fig.11) e bellezza (Fig.12) sono virtù che si leggono apertamente nella splendida “Flora” di Firenze, inno gioioso alle grazie femminili, mentre un profondo mistero si racchiude nel triplice ritratto (Fig.13) che invita ad una meditazione sul tempo. Indugio e interrogazione sull’inafferrabile sono il monito suggerito da un quadro insolito di argomento mitologico “Lo scorticamento di Marsia”(Fig.14) ugualmente presente in mostra. La punizione inflitta per aver osato sfidare Apollo acquista i toni della tragedia nelle more di un re Mida (autoritratto?), che guarda pensieroso e medita sul destino umano.
TizianoVecellio nasce a Pieve di Cadore nel 1485 e muore a Venezia nel 1576 probabilmente di peste. Giovanissimo fu attratto dalla pittura rivoluzionaria di Giorgione già intrisa dei modi fiamminghi e della magia dureriana. Ma è una vivezza pittorica pienamente rinascimentale quella che con lui si sostituisce al mondo contemplativo precedente e alla sua stasi. Chiamato dalle corti più importanti del momento, dagli Estensi di Ferrara ai Gonzaga di Mantova e al duca di Urbino, dal Papa all’imperatore Carlo V e a suo figlio Filippo II, sempre il prof. Gentili lo definisce: “Tiziano l’europeo” per l’amplissimo respiro della sua arte. Certamente la Serenissima è una potenza nel Cinquecento. E gli artisti brulicavano in una costante e feroce competizione perfino tra le vette della pittura. Eppure le committenze di Tiziano non avevano pari rispetto al Tintoretto e al Veronese, più giovani, ma ugualmente grandi dell’epoca. Se pensiamo che dei due ultimi citati, il primo solo alla morte del rivale potrà esprimere la sua grandiosità pittorica sulla tela, la più grande che esiste: “Il Paradiso” (7.45x24.65) che domina la sala dei Dogi di Palazzo Ducale.
Fino al terzo decennio del secolo Tiziano è innovativo, spinto da una ricerca di perfezione che matura con l’imponente “Presentazione della Vergine al tempio” (3.35x7.75) (Fig.15). Nella seconda metà del Cinquecento dopo aver raggiunto i vertici della sua espressività soggiace alla cultura manieristica dell’epoca.
Verso la fine della sua vita l’artista tende ad un’indagine diversa; cerca un nuovo mezzo di rappresentazione spirituale. E’ un altro Tiziano quello della “Deposizione” (Fig.16) nelle Gallerie dell’Accademia, lasciata incompiuta e completata solo dopo la sua morte da Palma il Giovane. Un ‘opera sconvolgente per essere il ritratto della morte, visibile nel colore livido e tenebroso. Turba nel profondo il grido disperato d’aiuto della Maddalena che accompagna il dubbio terrificante dell’oltretomba.
Elvira Brunetti