Contro ogni dittatura, il grido della memoria e la luce della liberta' Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Massimo Colella   
Giovedì 15 Ottobre 2009 19:47

Contro ogni dittatura, il grido della memoria e la luce della liberta'

La Resistenza nell’opera pittorica di John Sutherland.
Il grido di John Sutherland contro ogni forma di dittatura è vibrante ed efficace, pervasivo e lirico, intimamente sentito e splendidamente reso. Il ciclo sutherlandiano dedicato alla Resistenza ha in sé lo spazio potente di una denuncia che da retroiettiva si fa proiettiva e propositiva, guarda al passato per lanciare un monito nel presente e gettare un ponte nel futuro.

“Il dittatore”(olio su tela,cm.70 x 100) è espressione Gestuale di ciò che significa Crisi delle forme del pubblico e avanzata del predominio del privato e del personalistico, ed anzi della tirannia esercitata dal singolo sulle masse di cui triste esempio sono stati i totalitarismi che hanno inaugurato sciaguratamente l’inizio del ventesimo secolo. Sutherland canta, in risposta alle barbarie compiute dai dittatori d’ogni tempo e luogo (il monito e il campanello d’allarme valgono, come è ovvio, anche per il presente), le imprese eroiche della Resistenza italiana, grazie alla quale la penisola ha riconquistato a sè quella libertà che aveva perduto, quella libertà che va quotidianamente tutelata al fine di preservarla, custodirla e vivificarla.
E tra le imprese ce n’è una in particolare, che desta meraviglia e commozione: è quella raccontata visivamente nel dipinto “La casa di Luisa”(acrilico su tela,cm.150 x 100); si tratta della storia di una donna che, incurante dei nazisti, ha accolto nella propria abitazione dei partigiani, sfidando ogni logica di paura e sottomissione e agendo in virtù della propria manifestata libertà spirituale. Il dipinto è un capolavoro d’arte gestuale: la vitalità della parte centrale dell’opera è dimostrazione ed emblema pulsante della luce spirituale della donna e degli ideali libertari che essa e i suoi ospiti incarnano, mentre alla periferia estrema dell’opera (una periferia locale che è perificità ideale) si colloca il buio asfissiante di una Crisi valoriale ed anzi la minaccia incombente sulla casa cromaticamente e psicologicamente resa che preme incessante sulla luce, ma è da essa in ultima istanza sconfitta. Luce al centro e buio agli estremi: è in questa dinamica degli opposti, che peraltro non è affatto “coincidentia oppositorum”, ma anzi netta demarcazione – non per questo manichea, ma perfettamente vigile e razionale – del bene e del male, che si gioca l’istanza cruciale e la raion d’être del dipinto stesso che affida alla sua lata narratività il vortice emozionale di un discorso perfettamente ideale e profondamente etico. L’eticità, in questo senso, è davvero una delle cifre, se non la principale, del discorso sutherlandiano nel suo complesso: ed è in virtù di questa eticità che un ciclo come questo dedicato alla Resistenza può avere compimento e realizzazione. Di contro a “La casa di Luisa” si pone quale specchio antitetico e complementare alle dinamiche evenemenziali un dipinto come “Soldato nazista”(olio su tela,cm.50 x 70) in cui ad essere abbozzato, intuito più che rappresentato, è non solo e non tanto uno degli esecutori materiali del folle e abnorme programma del Führer, bensì tutta una tradizione militarista prettamente germanica che viene ad essere messa sotto accusa o comunque sotto la lente di ingrandimento di un artista dalle indubbie qualità intellettuali come Sutherland: tradizione, questa, che sembra essere quasi il germe propulsore e generatore del progetto esiziale del totalitarismo nazista.
L’arte di Sutherland si accende così di alti accenti etici per recuperare dal e nel Gesto quella motivazione ideale che troppo spesso manca e compiere un percorso a ritroso nella Memoria, recuperando da quella memoria la spinta etica verso il Bene che platonicamente ed esteticamente coincide con il Bello. Si leva, quindi, la voce sutherlandiana alta e ferma in ricordo della battaglia per la libertà che il popolo italiano seppe compiere e in memoria di una Memoria che non deve mai essere trascurata, ma anzi tenuta accesa e viva per onorare l’eroismo di un moto quale fu quello della Resistenza. L’arte gestuale, in definitiva, non può che compiere, in virtù dei suoi particolarissimi mezzi, un itinerario iniziatico alla comprensione/decifrazione e alla tutela/conservazione dei processi della Memoria. Non può che essere partecipe dei drammi e degli eroismi del passato per tracciare un monito per il futuro. Non può che levare nitido il suo grido contro ogni modalità e forma di dittatura, contro ogni forma di regime (palese o latente che sia), in difesa del Pubblico faticosamente conquistato a livello pratico e teorico, nel corso di accese battaglie. Perché il Passato ci insegni a modellare il Futuro e a modificare il Presente. Perché l’Arte possa essere fattiva chiave critica e chiave d’indagine e d’accesso al reale. Perché il Gesto sutherlandiano possa essere latore di un messaggio che finalmente giunga all’orecchio e al cuore dei fruitori. E questo messaggio si possa tradurre in realtà visibile e concreta, continua battaglia per la libertà, continua difesa della libertà, continua esaltazione della libertà: paradigma operante per una palingenesi infine attuata. Nei fatti.
Sul tema vedi anche: “Olocausto” (china su cartoncino,cm.30 x 21); “Dachau” (acrilico su tela,cm.150 x 100); “Il dittatore 2”(acrilico su tela,cm.100 x 70); “I congiurati”(acrilico su tela.cm.120 x 100); “La tortura”(acrilico su tela,cm.120 x 100); “Le radici della violenza”(acrilico su tela,cm.120 x 100).
(Massimo Colella, quotidiano “Il Golfo”, 15 ottobre 2009, pag.5 inserto Cultura)

Ultimo aggiornamento Mercoledì 21 Ottobre 2009 14:37