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LaccoNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Domenica 15 Giugno 2008 23:46

Pesca spaventosa a Lacco Ameno

Pesce mostruoso ritrovato in una rete

Bartolo Pascale riporta in superficie un raro esemplare dalle forme preistoriche ed impressionanti. Affidato agli esperti dell’Acquario di Napoli. Stupore ed incredulità a Lacco Ameno. Un enorme pesce mostruoso ed impressionante è rimasto impigliato nelle reti di un peschereccio locale. Nella mattinata di lunedì a largo delle coste lacchesi un pescatore impegnato nella consueta opera quotidiana ha ritrovato nella sua rete un magnifico esemplare di pesce dalle forme strane e apparentemente sconosciute, simile ad uno di quei pesci preistorici che si credeva estinti e che sovente vengono rinvenuti sulle coste della Tanzania... almeno questa era l’impressione avuta d’impatto.

Si tratta a quanto pare di una raro esemplare difficile da incontrare che neppure l’esperto uomo di mare sembrava conoscere. Un pesce atipico, ma risultato poi non così preistorico come si poteva pensare ad una prima occhiata. E’ stato, infatti, il tranquillo Bartolo Pascale ad avvistare questa strana creatura in mare che è apparsa all’improvviso davanti ai suoi occhi, quando ha tirato su le reti nel corso della pesca quotidiana. Il pescione aveva infatti azzannato la rete e vi era rimasto impigliato dentro con i suoi denti aguzzi. Trattandosi di un pescetto non proprio solito da issare, l’uomo ha creduto subito di trovarsi di fronte ad una sorta di mutazione genetica o chissà quale bestia d’altri tempi. Dopo questo primo ragionevole stupore ha scoperto che il “mostro” era emerso dagli abissi per andare a morire proprio sulla suo peschereccio. Infatti, una volta catturato, è morto dopo poco a bordo.
In effetti l’aspetto dell’animale è dei più inquietanti: una spatola gigantesca con la testa da scorfano, l’occhio agguerrito ed enorme di un verde intenso, la bocca piena di denti affilati e sfrangiati come coralli molto taglienti. La Pelle completamente nuda La seconda pinna dorsale particolarmente sviluppata. La coda è lunga e sottile. Il colore argenteo con sfumature marroni e brune, e alcune pinne sono bordate di nero. e le branchie sono solo due, una per lato. Affidato dal Pascale, alle cura della Pescheria Perepipe di Lacco Ameno è stato poi consegnato immediatamente agli esperti dell’Acquario di Napoli, e lì analizzato e catalogato.
L’animale di circa 3,8 Kg è stato tirato su da una profondità di 250 metri nell’area della Vecchia Tonnara di Monte Vico, l’esemplare rinvenuto raggiunge una lunghezza di circa un metro. A quanto pare stando alle dichiarazioni di qualche pescatore del posto esemplari di questo pesce erano già stati ritrovati ma mai di tale  grandezza e di un peso massimo di circa 1,5 Kg.
“Mostro favoloso col corpo di capra, testa di leone e coda di serpe, il quale era immagine dei fenomeni vulcanici frequenti nella Licia e che perciò immaginavasi gettar fiamme dalla bocca.”
“Cosa non vera, che pare, ma non esiste come non esiste la mostruosa Chimera…”
Sono queste le definizioni del termine CHIMERA, la prima descrive un mostro mitologico immaginario e l’altra ricorda come questa parola sia sinonimo di qualcosa che non esiste. Esiste invece nel mondo marino la Chimaera monstrosa che, insieme ad altre 30 specie circa, rappresenta uno dei pesci cartilaginei più curiosi che si conoscano. Da una attenta analisi il “mostro marino” è risultato essere, infatti, una Chimera Mostruosa appartenente alla classe dei Condroitti, un pesce abbissale che raramente torna in superficie se non nel periodo della riproduzione. Ma le sue caratteristiche fisiche ed abitudini si allontanano molto da quelle degli squali e delle razze. La caratteristica che differenzia e rende così particolare la chimera è la grande spina velenifera disposta davanti alla prima pinna dorsale. La spina è seghettata nella sola parte posteriore e collegata appunto con una ghiandola velenifera, con la possibilità di infliggere ferite molto dolorose. L’incontro casuale con la Chimera mostruosa avviene così solitamente quando il pesce si lancia all’inseguimento dei banchi di aringhe ed è per questo è anche chiamata Re d’aringhe e viene accidentalmente pescata. Evidentemente la stessa modalità con cui è finita nella rete dell’ignaro Bartolo Pascale. Una curiosità, la chimera è considerata di scarsissimo valore commerciale e per questo motivo non viene pescata attivamente dall’uomo, rappresenta una cattura secondaria durante la pesca a strascico i primi esemplari sono stati catturati e studiati nel 1894. viene detta anche gatto di mare perché catturata emette uno strano suono simile ad un miagolio.
Ultimo aggiornamento Mercoledì 11 Marzo 2009 19:47