Capri: Estate a Capri Stampa
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CapriNews - Cronaca
Scritto da Achille Della Ragione   
Lunedì 02 Aprile 2007 19:17

Capri: Estate a Capri

Il viaggio a Stoccolma ed a Praga fu preceduto da un lungo soggiorno a Capri. Io e Carlo prendemmo alloggio a Villa Api, una pensioncina posta al culmine di via Tiberio con un ultimo strappo in salita da togliere il fiato. Da lì partivamo per le nostre scorribande finalizzate al reperimento, per scopi ludici, di belle figliole di facili costumi.
Il primo incontro avvenne senza necessità di spostamento grazie alla circostanza che le nostre vicine di stanza erano tre bionde dai reggiseno straripanti, che si cambiavano d’abito ripetutamente per la gioia dei nostri occhi, stabilmente seguivano ogni movimento da un provvidenziale buco della serratura.

Durante il periodo in cui il principe di Sirignano era il mattatore incontrastato della vita mondana caprese ebbi modo di conoscerlo personalmente anche se di sfuggita, molto di sfuggita...
Avevo diciotto anni e mi trovavo ai bordi della piscina della «Canzone del mare», che, squattrinato avevo raggiunto senza pagare l’ingresso attraverso gli scogli in compagnia di Carlo Spagna, allora, come me, giovane audace e scapestrato, oggi severo e stimato Procuratore della Repubblica.
Mentre ci guardavamo intorno alla ricerca di qualche bella fanciulla da accalappiare fummo attirati da ciò di cui parlavano due affascinanti ragazze bionde della società dorata napoletana.
Anna Maria Sernicola e Manuela Coja, favoleggiavano di una grande festa da ballo che, organizzata dal principe di Sirignano si sarebbe svolta quella sera ed alla quale avrebbero partecipato centinaia di invitati, parte in abiti da gala e parte in maschera.
Il sogno delle due ragazze era quello di poter partecipare ad una festa così importante per far notare la loro bellezza, che era veramente sfolgorante e per fare qualche conoscenza interessante. Presi la palla al balzo e con sfacciataggine mi avvicinai alle due fanciulle e dopo essermi presentato come conte, millantai un amicizia di famiglia di vecchia data col principe Sirignano, dal quale potevano considerarsi, se volevano, invitate al ricevimento.
Anna Maria e Manuela mi abbracciarono e baciarono contentissime e corsero in albergo e dal parrucchiere per prepararsi adeguatamente alla festa di cui si credevano invitate ufficialmente.
Ci demmo appuntamento in piazzetta con le ragazze per le 21.
Per me ed il mio amico si imponeva il problema dell’abito da sera che non possedevamo, ma potendosi presentare anche in maschera, la scelta cadde su due travestimenti da antichi romani, che fu facile arrangiare con le lenzuola dell’albergo ove alloggiavamo ed i tralci di viti del vicino giardino.
Così agghindati, io da Bacco e Carlo, il mio amico, da ancella e muniti anche di un bidet di plastica portatile, sottratto alla pensione e tenuto da me sotto braccio con eleganza e naturalezza, ci presentammo in piazzetta all’appuntamento con le due ragazze.
Non curanti di un passante che mi apostrofò col grido «ma che puort dui cess», ci dirigemmo verso la villa ove si svolgeva la grande festa.
Fummo accolti dal maggiordomo e da alcuni camerieri, ai quali consegnai in deposito il bidet e mi presentai come invitato del conte della Regione, cioè di me stesso.
Mentre il maggiordomo si recò dal principe ad informarlo del nostro arrivo, fummo sequestrati dai fotografi, che nel giardino della villa ci immortalarono in più pose.
Con la coda dell’occhio vidi il principe, accigliato, e spalleggiato da vari camerieri, dirigersi verso di noi e feci appena in tempo ad avvertire Anna Maria e Manuela che splendevano nei loro abiti da gran sera, di allontanarsi e di mischiarsi tra la folla degli invitati.
Il principe volle sapere chi eravamo, e quando seppe che ci aveva invitati il conte della Ragione, a lui naturalmente ignoto, ci fece capire che se non ce ne andavamo con le buone avrebbe chiamato i carabinieri.
Moggi moggi guadagnammo l’uscita, ma giunti in piazzetta ci ricordammo del bidet e tornammo indietro per riprenderlo. Bussammo e alla finestra del primo piano il maggiordomo gridò «andatevene o chiamo la polizia!» «La chiamiamo noi la polizia se non ci restituite il bidet» rispondemmo noi. Pochi secondi e l’«accessorio» ci fu scaraventato dalla finestra. Il giorno dopo potemmo acquistare da Foto Capri le nostre immagini immortalate durante la festa e l’unico lato positivo della vicenda fu, che con le due ragazze, nonostante tutto, facemmo amicizia. Una amicizia tanto intensa che dura ancora oggi a distanza di quasi quarant’anni.

Ultimo aggiornamento Venerdì 08 Marzo 2013 18:41