Napoli: Una monografia su Giuseppe Bonito Stampa
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NapoliNews - Storia
Scritto da Elvira Brunetti   
Domenica 07 Settembre 2014 09:43

Napoli: Una monografia su Giuseppe Bonito

Giuseppe Bonito attendeva da tempo una monografia che mettesse in mostra non solo le sue eccelse qualità di ritrattista, ma nello stesso tempo la capacità di fotografare intriganti allegorie e divertenti scene di genere.
Il vuoto negli studi è stato colmato da Achille della Ragione, il quale ha raccolto e commentato 150 immagini in gran parte a colori, aggiungendo numerosi inediti al catalogo del pittore.
Inoltre sono raccolti tutti i documenti di pagamento ed una esaustiva bibliografia con oltre 100 citazioni. La critica dell'Ottocento e del primo Novecento ha apprezzato nel Bonito solo il pittore di genere, che come tale avrebbe precorso il realismo e valorizzato le virtù borghesi al contrario, la critica recente riconosce in lui il custode della più schietta tradizione pittorica neoveneta, che ha contribuito a ritardare sino ai limiti del possibile l'avvento del neoclassicismo.
A lungo la sua fama fu legata, non soltanto sulle sue qualità di brioso compositore di macchine decorative, di ritrattista aulico, ma soprattutto come autore di singolarissime scene di genere, fino a quando nel 1927 Roberto Longhi, sul fondamento dello stile e su dati desunti da dipinti firmati, rivendicò ad un fino allora ignoto pittore: Gaspare Traversi, il quale si dichiarava napoletano nel Sant’Antonio della Cattedrale di Parma, la paternità di gran parte di quelle tele.
A partire dal 1749 fu impegnato in una serie di ritratti ufficiali di personaggi della famiglia reale, oggi conservata tra i Palazzi Reali di Caserta e Madrid e dell’aristocrazia napoletana.
Nel campo della ritrattistica egli trasse inizialmente lo spunto da germi ancora vivi dell’antica naturalezza solimenesca per fissare puntualmente le fisionomie e nei primi lavori, come ricorda il De Dominici, “si vide il dono particolare ch’egli aveva in questa parte, dappoichè oltre ad essere somigliantissimi, erano situati in buone positure e pittoresche azioni”.
Bonito occupò numerose cariche accademiche: da pittore di camera del re (1751) ad accademico di San Luca(1752) e direttore dell’Accademia del disegno(1755).
La sua produzione più celebre è legata alla ritrattistica, nella quale rappresenta con un’acuta osservazione dal vero un’infinita gradazione di tipologie fisiognomiche, che comprendano l’intera scala di espressioni umane. I suoi quadri raffigurano insigni personaggi della corte e della nobiltà napoletana, sottoposti ad un’introspezione psicologica accurata, prima che i volti trapassino dalla caducità della vita all’immortalità della tela.
Riuscì ad amalgamare elementi di cospicua eleganza formale e di sicura piacevolezza pittorica con un moderato naturalismo, in linea con la locale tradizione figurativa.
In definitiva un libro che non potrà mancare nella biblioteca dello studioso o del semplice appassionato, desideroso di conoscere uno dei massimi esponenti della pittura del Settecento napoletano
Elvira Brunetti