Lacco Ameno: Vite al margine Stampa
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LaccoNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Giovedì 04 Marzo 2010 16:15

Lacco Ameno: Vite al margine

Una società con non tutela i più deboli.
La fantastica utopia di gente umile che chiede solo dignità, lavoro, pace, tranquillità ed una casa. Antonella Polito, mamma, moglie costretta a vivere senza una vita, suo marito in auto, suo figlio sul divano a casa dei suoi. Istituzioni sorde e lontane da chi vuole solo il sostegno che spetta alle famiglie in difficoltà ed il rispetto che merita lo stato di cittadini in evidente stato di indigenza. Un problema sociale sempre più ampio con l’avvio dei procedimenti di abbattimento. Antonella pronta all’estrema richiesta: “Verrò a dormire sotto il municipio!”

Tanto è orami sotto gli occhi di tutti, noto ai più e ben presente nella mente di chi può! Di chi amministra la cosa pubblica. Le case popolari nell’80% dei casi sono subaffittate! Subaffittate consentendo gettiti di danaro ed introiti a chi non ne ha bisogno, mentre chi vive in stato d’indigenza e necessità di un tetto e di sostegno e supporto vive per strada, vive ai margini della società. Non parliamo poi delle operative per la casa! Di che si tratta? "E la cosiddetta cessione abusiva. Cioe' : il legittimo inquilino continua a pagare l' affitto a proprio nome, ma intanto se ne va altrove e mette nella casa un' altra persona. I furbetti della casa popolare con introiti e guadagni ovviamente in nero sul canone dell’abitazione popolare che gli era stata affidata. Ci sono poi gli inquilini ‘cronici’ che vivono in un’abitazione di proprietà pubblica da più di 15 anni pur non sussistendo più lo stato di necessità e di bisogno. Nessuno però si preoccupa di controllare. Lo scopo è quello di recuperare alloggi per far fronte allo stato attuale di emergenza. E’ giusto che chi ha migliorato il proprio tenore di vita, lasci l’alloggio alle altre famiglie in difficoltà. Se se ne riuscisse a recuperare una sarebbe un simboli. Ogni anno per stabilire il canone, gli assegnatari devono per legge presentare le dichiarazioni dei redditi all’Edilizia pubblica che dovrebbe vigilare sui casi in cui venga superata la soglia prevista per rientrare nel diritto, che non è a vita. Ovviamente non mancano le risorse per celare i redditi e il tenore di vita, magari sovraccaricando le unità di persone residenti in un alloggio. Ma non è questo il punto! Il punto è che c’è una ragazza, mamma moglie che non vive più. Si è accampata in 45mq a casa della mamma e del padre dove vive con altri due fratelli che studiano. Si tratta di Antonella Polito che come dice lei per fortuna ha l’appoggio di sua madre, costretta sul divano con suo figlio di sette anni, mentre suo marito si arrangia in macchina. “Ho provato a prendere la casa in affitto-spiega Antonella- Io so che ci sono altre persone in difficoltà, però non so più come fare! Con il solo lavoro alla giornata di mio marito mi posso permettere solo case tugurio con affitti in nero. L’ultima dall’oggi al domani ci ha fatto trovare tutto fuori dalla porta e ci ha buttato fuori.”. Antonella non chiede molto. Chiede aiuto per ritrovare la serenità che ha perso e che le stava facendo perdere il senno, caricata com’era nel tentativo di non far mancare nulla al suo bambino. Un inferno vissuto nella paura di alzarsi e chiedere ciò che le spetta. Tutti a dirle: “sta attenta ti prenderanno il bambino!”. Ma mamma Antonella non è una madre snaturata lotta proprio per suo figlio e vorrebbe solo un lavoro, nel mondo dei consulenti super pagati e delle segretarie con lo stipendio in doppia cifra. Antonella vorrebbe una casa popolare nel paese della popolare in subaffitto. Antonella chiede dignità di cittadino, di essere ascoltato dal sindaco Irace che arrivata a non riceverla più! “Se non c’è la casa popolare aiutatemi a trovare una casa con un affitto possibile. Ora con tutto il pandemonio degli abbattimenti i prezzi sono alle stelle. E poi con la crisi che c’è il lavoro è praticamente impossibile trovarlo”. E si, affitti alle stelle dopo le demolizioni. I possidenti in cerca di affari senza perdersi la clausola affitto estivo che rende 5-6 volte tanto al minimo del rischio, non si lasciano sfuggire la ghiotta occasione e prendono per il collo gli aspiranti inquilini, arrivando persino a triplicare le richieste dei canoni mensili. Per la questione impieghi poi, strutture ricettive e locali alle prese con i tagli di personale e la mancanza di richieste da un mercato turistico e non sempre più down, indelebilmente segnato dalla questione “case”.
“Io sono lacchese, ma non sono lacchese perché da tre anni sapendo la mia situazione  non hanno fatto niente. Proprio perché non riesco a trovare una sistemazione decente- ci spiega Antonella, poco più che trentenne- Paghi sei-settecento euro e non è una casa. Topi, scarafaggi, sottoscala e scantinati invivibili. Io credo di avere il diritto ad una casa popolare. La sindaca dovrebbe fare qualcosa, perché l’IACP mi ha scritto una lettera in cui dice che è lei che dovrebbe controllare! Io mio è un problema come quello di tanti altri lo so, ma anche io ho capito che l’unica cosa che mi resta è venire a dormire sotto il municipio. Orami ho perso la speranza e la fiducia. Da due ani ho bussato e chiesto con cortesia mettendomi la faccia sotto i piedi. Mi dicevano sempre che non c’era niente. Poi hanno assunto altre due persone a Villa Arbusto. Io chiedo solo un lavoretto, di lavare a terra. ”. Certo è vergognoso se pensiamo agli sperperi, di carburante, telefonia, costi per le chiamate addebitate alla comunità, i tanti soldi che si sprecano. Per un municipio 500 € al mese sono il costo del caffè, non voglio esagerare, per la segreteria del sindaco. Diviene ancor più vergognoso se pensiamo ai 19 assunti su 19 alla Marina di Pithecusa tutti apparentati ad assessori e consiglieri con tanto di stipendi faraonici. “Le case popolari sono in mano ha chi ha già casa o chi viene in vacanza ed ora mi hanno detto che le carte già sono state fatte e dunque io non ho speranza! Vivo senza vivere con mia madre, non ci manca l’essenziale, ma ci manca la serenità di una famiglia, ci manca mio marito che vive in macchina praticamente e con cui i discorsi son sempre quelli. Anzi lui si arrabbierà per quel che sto dicendo. Ma io vorrei almeno prima di morire una soddisfazione ”. si la soddisfazione che in questa comunità di raccomandati almeno per una volta un diritto venga riconosciuto come tale e non sempre come il solito necessario favore elettorale e di famiglia.

Ultimo aggiornamento Lunedì 01 Ottobre 2012 20:42