Italia: Paola/processo Marlane: il vero affare per gli avvocati ! Stampa
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ItaliaNews - Cronaca
Scritto da Slai Cobas   
Venerdì 15 Novembre 2013 17:34

Italia: Paola/processo Marlane: il vero affare per gli avvocati !

UDIENZA SOSPESA STAMATTINA AL PROCESSO MARLANE CHE SI AGGIORNA ALLE 15 DEL POMERIGGIO: E’ IN CORSO LA SOTTOSCRIZIONE DELL’ACCORDO TRANSATTIVO CON LA CORRESPONSIONE DI 30MILA EURO PROCAPITE ALLE PARTI LESE AL LORDO DELLE SPESE LEGALI (DI CUI 10MILA EURO AGLI AVVOCATI) SLAI COBAS: NESSUNA TRANSAZIONE CIVILE PUO’ ESTINGUERE I REATI NE’ IL DANNO COLLETTIVO E QUELLO AMBIENTALE. “DARE GIUSTIZIA AI MORTI, AGLI AMMALATI ED ALLE FAMIGLIE DEI LAVORATORI  SIGNIFICA ACCERTARE E SANZIONARE CON SENTENZA OGNI RESPONSABILITA’ AZIENDALE NONCHE’ SINDACALE, ISTITUZIONALE E POLITICA  DEGLI ORGANI DI CONTROLLO AD OGNI LIVELLO”. E’ POSSIBILE ACCERTARE I REATI IN QUESTA PRIMA FASE DI GIUDIZIO E (POICHE’ CI TROVIAMO DI FRONTE A 108 MORTI E DECINE DI AMMALATI DI CANCRO TRA LAVORATORI E CITTADINI) LA LENTEZZA DEI TEMPI ISTRUTTORI DEVE ESSERE COMPENSATA CON L’ACCORCIAMENTO DEI SUCCESSIVI GRADI DI GIUDIZIO ARRIVANDO A SENTENZA DEFINITIVA
DURA PRESA DI POSIZIONE DELLA CGIL CHE SI AGGIUNGE ALLA DENUNCIA PUBBLICA ED ALL’ESPOSTO PRESENTATO DA SLAI COBAS SULL’ANDAMENTO DEL PROCESSO
E’ un processo fortemente sbilanciato sulla trattativa quello che si trascina  al tribunale di Paola contro i responsabili aziendali della Marlane-Marzotto di Praia a Mare, quelli nazionali del polo tessile della Lanerossi di Valdagno e conniventi della pubblica amministrazione territoriale. 
Un processo abnorme  e paradossale in cui tutti gli avvocati, sia della difesa che delle parti lese, hanno prevalentemente puntato  all’accordo transattivo con la rinuncia delle parti civili e con ciò “regalando” di fatto - per un piatto di lenticchie - un’ulteriore “chance di impunità” agli imputati con la fattiva devitalizzazione di un processo già fortemente compromesso dall’abnorme dilatazione dei tempi istruttori e che, proprio per questo, rischia di non “sopravvivere” ai tre gradi di giudizio.
Sulla inquietante vicenda processuale che paventa la possibile assoluzione per prescrizione del 12 imputati a vario titolo per disastro ambientale, omicidio colposo plurimo e lesioni,  tra cui il conte Pietro Marzotto, lo scorso 8 novembre lo Slai cobas ha presentato un esposto denuncia alla procura di Paola, al C.S.M. ed alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Già numerosi reati non sono stati contestati agli imputati per sopravvenuta prescrizione.
Eppure, già nel 19 febbraio 1997 vi è stata una prima interrogazione parlamentare (a firma Malavenda) alla Presidenza del Consiglio (Romano Prodi) ed al Ministro del Lavoro (Tiziano Treu) sui “decenni di morti bianche” allo stabilimento di Praia a Mare, sulla svendita dell’Eni alla Marzotto degli impianti, sull’uso dei finanziamenti pubblici per ristrutturare (una storia che ricorda da vicino quella dell’ILVA di Taranto). La risposta del ministro Treu fu fortemente elusiva: …“sui decessi di “morti bianche”… “si fa presente che, dall’esame dei registri infortuni non risulta essersi verificato nello stabilimento alcun infortunio mortale che avrebbe, d’altro canto, suscitato scalpore ed interessato le autorità di pubblica sicurezza e l’ispettorato per i relativi accertamenti”… F.to Tiziano Treu,  16 aprile 1998.
Nel 1999 ci fu una denuncia alla procura di Paola di tre ex lavoratori della Marlane (Luigi Pacchiano, Alberto Cunto, Anna Rosa Fagiano) sui numerosi decessi per patologie oncologiche tra gli addetti. La denuncia fu incredibilmente archiviata e la richiesta di archiviazione venne stranamente notificata ai denuncianti la bellezza di tre anni dopo (sic). Nel frattempo non furono verificati gli elenchi dei lavoratori assunti dal 1969 al 1998 per verificarne il numero dei denunciati decessi ed eventuali correlazione tra ambiente di lavoro e patologie oncologiche, e questo mentre era in corso una causa di lavoro contro la Marlane di Praia per il risarcimento dei danni da patologia tumorale professionale, fatto poi riconosciuto dalla stessa INAIL.
Suona sospetta e connivente la quantomeno superficialità, sistematica, dimostrata in queste occasioni - ed in tante altre - delle autorità preposte ai controlli della salute dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente. Sarebbe bastata all’epoca una veloce indagine presso i comuni di residenza dei lavoratori e la verifica delle schede ISTAT presso le ASL per accertare l’elevata esposizione a rischio-cancro dei lavoratori per porre in atto <per tempo> le idonee ed obbligatorie cautele preventive e salvare decine di vite, nonché accertare per tempo i reati che oggi si stanno prescrivendo.
Dare giustizia ai morti, agli ammalati ed alle famiglie dei lavoratori significa accertare e sanzionare con sentenza ogni responsabilità dei dirigenti aziendali e di quelli nazionali del gruppo tessile-laniero, dei rappresentanti sindacali e di quelli istituzionali e politici degli organi di controllo ad ogni livello. Se tutti avessero svolto correttamente il proprio ruolo molti decessi si sarebbero evitati.

SLAI COBAS COORDINAMENTO NAZIONALE  -  15 novembre 2013

Sul processo Marlane Marzotto la Cgil "calabrese" è in linea con l'appello vicentino
Di Redazione VicenzaPiù | Martedi 12 Novembre alle 11:26
Sul Quotidiano della Calabria è stata pubblicata, come ci rende noto Marina Bergamin, segretaria provinciale generale della Cgil di Vicenza, la posizione sul "Processo Marlane" assunta da Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Pollino Sibaritide Tirreno. Pubblichiamo volentieri le dichiarazioni di Sposato che si sposano perfettamente con l'appello lanciato a Vicenza da Giorgio Langella come capofila e da noi sottoscritto e diffuso.
La Cgil condivide la preoccupazione di quanti, tra associazioni e cittadini, forze politiche, paventano il rischio concreto  che il processo Marlane, con la proposta di transazione ai familiari delle vittime da parte della proprietà, possa subire un tentativo di ridimensionamento e di chiusura silenziosa.
Esprimiamo rispetto per le scelte che ognuno vorrà fare in questa dolorosa vicenda, ma la Cgil, come parte civile, ritiene inaccettabile una proposta che tenta di avvolgere nel silenzio una tragedia dell’industria italiana in una terra  che meritava ben più considerazione e che invece ha lasciato solo macerie sociali.
Vogliamo la verità su quello che è avvenuto all’interno e all’esterno di quello stabilimento, lo dobbiamo alle tante vittime e alle loro famiglie, lo dobbiamo al territorio che non può continuare a vivere senza sapere se il sito è inquinato da rifiuti tossici ed è da bonificare.
Vogliamo che si accertino le responsabilità di tutti, della proprietà, dei rappresentanti aziendali e sindacali, della politica, degli enti pubblici, degli organismi di controllo e la verità la si può avere solo se il processo va avanti ed arrivi a sentenza. E se accertate opacità, responsabilità, connivenze, ognuno dovrebbe chiedere scusa.
Nei mesi scorsi, come Cgil, abbiamo denunciato il rischio morale di quell’investimento, avvenuto negli anni del risveglio economico del Paese quando investire nel Sud era conveniente, ma evidentemente qualcuno, facendo leva sulla povertà e sul disagio sociale che viveva il mezzogiorno, si preoccupava solo del profitto tralasciando i rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Abbiamo più volte chiesto una indagine sulla tossicità del sito, la nomina dei periti disposta dal Tribunale di Paola è importante per stabilire il grado di inquinamento ambientale e le responsabilità.
Per queste ragioni riteniamo che è indispensabile lavorare per unire un lavoro sinergico tra le numerose parti civili, i lavoratori, i familiari delle vittime, le associazioni ambientali, le forze politiche e sociali, il Comitato per le bonifiche per continuare a seguire la vicenda all’interno e all’esterno del Processo con iniziative specifiche e mirate ad ottenere l’integrale bonifica del sito, ma soprattutto per accendere i riflettori del Paese su una vicenda che non può essere derubricata come una storia calabrese, ma come una delle tragedie dell’industria italiana.
Il processo deve andare avanti ed arrivare a sentenza, i morti, le loro famiglie e il territorio chiedono giustizia. La salute e la vita non sono negoziabili.
Castrovillari, 10 novembre 2013
Angelo Sposato  Segretario generale    Cgil Pollino Sibaritide Tirreno
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale 
S.L.A.I. cobas
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Comunicato stampa