Italia: Legge Fini: criminogena e antisociale Stampa
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ItaliaNews - Cronaca
Scritto da P.D.L.& M.P.   
Martedì 30 Novembre 1999 01:00

Italia: Legge Fini: criminogena e antisociale

È diventato legge il maxiemendamento Fini-Giovanardi contro la droga, sapientemente mascherato dietro la legge che finanzia le Olimpiadi e gia approvata in Senato con l’ennesimo “colpo di mano”, tramite voto di fiducia. Unico modo per farla passare agli sgoccioli di questa legislatura, come ultima e disperata mossa elettorale. Tutto ciò tra l’indignazione dell’opposizione, della maggior parte degli operatori, delle Camere penali, delle Regioni e dei Comuni, a rappresentare milioni di liberi cittadini di destra e di sinistra, cattolici e laici.

Come si può prendere così alla leggera una situazione così delicata che riguarda la vita di centinaia di migliaia di cittadini, solo per un pugno di voti e per accontentare qualche comunità “amica” stile S. Patrignano e l’Incontro e il “cartello” di don Gelmini - le uniche, su cinquecento, disposte ad ospitare i “prigionieri” una volta andata in vigore la legge- che, guarda caso, avranno milioni in finanziamenti? Come si può svilire e mortificare il lavoro di scienziati e operatori che hanno dedicato anni di studio e lavoro sul campo? E persino esponenti cattolici come don Mazzi, che invece di qualche “adepto” in più preferirebbe qualche tossico in meno, mortificato da Giovanardi in nome di una semplice bandiera ideologica che non risolve ma accresce un problema gia grave di suo?
Siamo improvvisamente tornati indietro di almeno quindici anni, con uno sputo in faccia alla costituzione e ai cittadini italiani che decisero di depenalizzare il consumo di droghe mediante un regolare referendum.
Tralasciando i soliti discorsi che alcool e sigarette fanno più male della marijuana la quale viene utilizzata anche per curarsi e che non ha mai ucciso nessuno ecc. vorremmo affrontare il discorso a livello sociale ed è ciò che interessa di più a tutti noi, consumatori e non.

PERCHÉ IL PROIBIZIONISMO (ALMENO A QUESTI LIVELLI) È PERICOLOSO?
Innanzitutto le politiche proibizioniste e repressive vengono accantonate sempre di più dai paesi culturalmente più avanzati dell’Unione Europea - l’Inghilterra ha declassato da pochi mesi la marijuana portandola nella tabella due mentre la svizzera ha chiesto il referendum per la depenalizzazione delle droghe leggere, promosso da esponenti di centro, destra e sinistra - lasciando spazio alle politiche di riduzione del danno che consistono in informazione, consumo più sicuro e controllato.
Queste politiche partono dal presupposto che il consumo di sostanze non può essere evitato, ma reso più sicuro. Ciò riguarda le droghe d’ “abuso” quale l’eroina, distribuendo siringhe sterili, oppure le droghe da “sballo” organizzando presidi sanitari presso i rave-party dove si possono ottenere informazioni su come consumare al meglio la sostanza evitando ipertermia, infarti e altri malanni. Inoltre unità tossicologiche analizzano le pasticche in modo da informare il giovane su cosa sta per ingerire ed eventualmente lanciare l’allarme se si individuano varie paste con principi attivi particolarmente dannosi.
Il proibizionismo ha fatto si che venissero studiate sempre nuove molecole, leggermente diverse da quelle già esistenti, ma in genere più dannose, per non rientrare nelle tabelle delle sostanze proibite.
A dire il vero, ora cercano di ovviare al problema vietando indistintamente qualsiasi sostanza in grado di provocare effetti psichici e ciò vuol dire che non sarà più legale coltivare vite e tabacco (ovviamente se si vuole davvero rispettare questa legge nella sua reale dicitura, generica e lacunosa).A proposito di alcool, esaminiamo il proibizionismo americano che bene o male conoscono tutti.
Sappiamo che l’alcool fa male, tuttavia non uccide in poco più di un mese, come invece faceva, sotto il proibizionismo, l’alcool di Al Capone, a dimostrazione del fatto che il proibizionismo fa si che una qualsiasi sostanza possa diventare molto più dannosa e garantire maggiori profitti alla criminalità organizzata. Non bisogna essere economisti per capire che più una merce è proibita, più diventa oggetto del desiderio e più aumenta di valore. Ancora una volta la mafia ha il dovere di ringraziare i politici, in questo caso il sig. Fini, non solo per i maggiori profitti che la sua legge le assicura ma anche perché costui non ha fatto nulla per contrastare il narcotraffico (diminuendo di due anni la pena minima!!!), anzi ha reso il tutto più facile visto che ora basta acchiappare qualche pesciolino piccolo, magari il ragazzo all’uscita di scuola che non sia il figlio di Dell’Utri o il nipote di Agnelli, per accontentare forze dell’ordine e opinione pubblica.
Una cosa che ci preoccupa non poco è il fatto che una volta andata in vigore questa legge, non ci sarà più distinzione tra i mercati delle sostanze, in parole povere si troverà marijuana, eroina e cocaina ecc dallo stesso spacciatore in quanto il rischio che si corre nel venderla è lo stesso e il passaggio risulta molto più facile anche per il fatto che vendere eroina e cocaina può essere molto più redditizio (a parità di rischio).

IL RISVOLTO PSICOLOGICO
Un’ ideologia può essere smontata soltanto portando il popolo alla ragione, motivo per cui vogliamo riportare qualche esempio di cosa potrebbe accadere se questa legge venisse sciaguratamente applicata.
Di solito i giornali, quando parlano di droga, tendono sempre a esagerare e a gonfiare la vicenda. Il Golfo ne è un classico esempio. Tuttavia quando un po’ di tempo fa leggemmo in prima pagina che a Ischia otto giovani su dieci si drogano, abbiamo capito che stavolta non si trattava di un’esagerazione per vendere qualche copia in più. Se consideriamo anche i fumatori del fine settimana, quelli che calano, sniffano a altro non siamo troppo lontani da questa stima. Il problema che ora andiamo ad affrontare riguarda tutti noi, ed è inutile fare finta di niente e magari pensare “mio figlio non le fa queste cose” perché in molti casi si cade in errore.
INVENTIAMOCI UN CASO VEROSIMILE CHE POTREBBE INTERESSARE QUALSIASI FAMIGLIA NORMALE, ANCHE ISCHITANA.
Supponiamo che c’è un gruppo di ragazzi intorno ai venti anni che il sabato, invece di andare in discoteca a ubriacarsi con sottomarche di alcolici e/o ivi “pippare” cocaina, preferiscono discutere davanti un caminetto fumandosi qualche canna. Ragazzi come tanti, qualcuno studia, qualcuno lavora, qualcuno ha una relazione stabile, tutti perfettamente integrati nella società. Così come tutti vivono ancora con le rispettive famiglie, che nulla sanno del passatempo dei loro figli in quanto questi non glielo hanno mai confidato e mai hanno dato problemi per far nascere qualche sospetto. Così un bel giorno Caio, Tizio e Sempronio, stufi di arricchire il “sistema” comprando a un prezzo elevato il “fumo” schifoso e dannoso per le varie sostanze di taglio, decidono di coltivare un paio di piantine di marijuana a testa da fumare poi tra amici con la soddisfazione di gustarsi il proprio prodotto come qualsiasi contadino gusterebbe il proprio vino (finchè gli sarà ancora lecito farlo), risparmiando in soldi e guadagnandoci in salute. Ma accade che questi ragazzi vengono scoperti mentre annaffiano le loro piantine. In quei momenti davanti ai loro occhi si frantumano i propri sogni, la famiglia, la scuola, il lavoro, l’amore. Il mondo casca loro addosso. Cosa dire ai genitori? Cosa sarà di me ora? Perché essere arrestati e puniti per non aver fatto niente di male? Per aver annaffiato una piantina che il alcuni paesi cresce spontanea?
A tutto ciò poi si aggiunge l’onta di essere sbattuti sulla prima pagina del giornale ed essere descritti con cinismo, tanto odio e spesso ignoranza, come dei pericolosi criminali, mentre le forze dell’ordine che nel frattempo avrebbero potuto dedicarsi a combattere il crimine, e Ischia d’estate sappiamo tutti cosa è, vengono decantate per aver svolto una “brillante operazione antidroga”. Intanto i grossi spacciatori stanno ancora lì fuori a ridersela, tanto non interessa combattere il fenomeno, basta accontentare l’opinione pubblica.
Da questo momento in poi, la vita di questi giovani è cambiata, distrutta dalle stesse istituzioni che invece dovrebbero tutelarla.
Oramai sono stigmatizzati, etichettati, schedati, sono passati da uno stato di devianza primaria a uno stato di devianza secondaria.
La devianza primaria è un aspetto marginale della vita dell’individuo in quanto riguarda solo la sfera personale. La devianza secondaria inizia quando si viene presi in carico dalle istituzioni, si è sotto la luce dei riflettori, tutti sanno e hanno pregiudizi, la persona non è più un libero individuo, un cameriere,uno studente, un professore, un avvocato, un pittore o dir si voglia, ma semplicemente un drogato, un tossico, un delinquente. Comincia ad entrare per davvero nel ruolo che gli è stato assegnato, entrando in un tunnel senza uscita e rafforzando sempre di più lo stigma. Molto spesso si finisce in ambienti che non fanno altro che aggravare la situazione, classico esempio ne è il carcere. Se si ha la fortuna di non beccarsi dai sei a venti anni (fino a ieri erano dagli otto ai venti) per spaccio ma solo da uno a sei, cosa altamente probabile visto i tagli minimi che circolano oggi grazie anche all’euro, e a una mega multa per semplice possesso, si può scegliere di “curarsi” in comunità, come si è sempre fatto seppur in maniera non coatta. Fatto strano è che è la stessa comunità ad accertare lo stato di tossicodipendenza (da marijuana???) per poi prenderti in carico a spese del contribuente con un giro di denaro milionario tra l’esultanza di don Gelmini e della scuderia Muccioli secondo l’equazione più clienti, più forza lavoro, più introiti. Penso che non ci sia bisogno di aggiungere che molte di queste comunità, ma per fortuna non tutte, sono spesso private e faranno concorrenza al sistema sanitario nazionale. Così nel terzo millennio in Italia torneranno i lavori forzati allo scopo di “curare una fantomatica dipendenza, (ovviamente ciò vale per i consumatori di cannabinoidi a livello riabilitativo, a livello penale non cambia nulla tra i vari consumatori), col rischio di istituzionalizzarsi, cioè diventare dipendente dalla comunità e non poter più viverne fuori, come l’uccellino catturato e cresciuto in gabbia che, una volta liberato, non vivrà a lungo.
In alternativa si può sempre scegliere il carcere se si preferisce imparare davvero l’arte della delinquenza oppure rimane l’alternativa del suicidio messo in atto già da svariati ragazzi che non hanno retto alla vergogna di essere incarcerati o segnalati per qualche spinello. Questo a chi ci governa non interessa, da bravi italiani sembrava doveroso mettere in atto quelle strategie che il resto d’Europa sta abbandonando da tempo perché fallimentari ovunque.
Non si può fare una legge così catastrofica così in fretta basandosi anche su una conferenza boicottata da tutti ( a parte la solita lobby Muccioli/Gelmini) , che va contro i nostri giovani, e porterà ad un incremento dell’uso di sostanze fino a ieri definite pesanti. Legge barattata con un’altra legge che ci autorizza a pulirci il culo con la bandiera italiana in nome di un’ideologia in cui non crede nemmeno il “jamaicano” Fini solo per accontentare quella parte di italiani che con una mano si fa il segno della croce e con l’altra pippa cocaina.
Forse fa riflettere il fatto che questa legge sia stata varata in un posto dove secondo il radicale Capezzone un cane antidroga sarebbe impazzito, dove secondo Umberto Veronesi il cinquanta per cento dei partecipanti avrebbe utilizzato droghe e un leghista è stato preso per pazzo perché proponeva il test antidroga sui parlamentari.
E intanto la droga di stato continua ad uccidere…ma queste cose non se le vuol sentire dire nessuno.

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile 2013 17:08