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IschiaNews - Cronaca
Scritto da Peppe D'Ambra   
Venerdì 03 Luglio 2009 06:49

Ischia: Acque di scarico, 500 Comuni sono fuorilegge

Un mare di guai.
Ischia tra le prime località inadempienti.
Capri, Ischia, Maratea, Rocella Jonica, Favignana, Tarquinia, Sanremo, Imperia, Porto Rotondo e Gallipoli. Scelti quasi a caso in giro per la penisola, e con un criterio puramente stagionale, ecco dieci degli «oltre 500 comuni» che secondo Bruxelles non rispettano la direttiva Ue sul trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, inadempienza che ieri è valsa all’Italia un nuovo cartellino giallo a dodici stelle.

Brutta figura, peccato. In particolare perché discariche illegali e filtri fuori norma possono diffondere nell’ambiente batteri e virus capaci di mettere a rischio la sanità pubblica. Falso allarme? Non per Bruxelles dove, dicono le fonti, «abbiamo prove che sia già successo».
La lista delle città e dei paesi è lunga per quanto non ufficiale: la Commissione Ue non l’ha diffusa perché in qualche caso le informazioni potrebbe essere state superati da fatti. «Non crediamo che ci possano essere sensibili cambiamenti», spiega comunque una fonte vicina al dossier osservando l’elenco circolato nella capitale europea. Se ci sono dei nuovi virtuosi, si è aggiunto, è il caso che si facciano sentire. Il resto del lavoro toccherà a Roma, quasi ferma nei mesi scorsi rispetto alla procedura. «I rischi costituiti dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti e dal mancato trattamento delle acque reflue urbane - ha detto il commissario all’Ambiente, Stavros Dimas - sono tra i motivi che hanno portato a norme che garantiscono i più elevati livelli di protezione dei cittadini. Il governo italiano deve agire rapidamente».
Sino ad oggi è sembrato che l’Ue parlasse al muro. Nell’aprile 2007 l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia Ue che ha constatato l’esistenza di migliaia di discariche illegali e incontrollate. Nessuna reazione. Così nel febbraio 2008 la Commissione ha inviato una prima lettera di avvertimento per non aver ottemperato alle volontà dei togati europei. Qualcosa a quel punto si è mosso, ma non abbastanza. «Il problema continua a essere di vasta portata e interessa quasi tutto il territorio», spiegano a Bruxelles.Nonostante interventi quale il monitoraggio di alcuni siti, la Commissione s’è convinta che «a due anni dalla sentenza iniziale, questi non sono sufficienti per affrontare la situazione e risolvere un problema sistemico sul lungo termine». Inevitabile l’invio di «un ultimo avvertimento scritto ai sensi dell’articolo 228 del Trattato » al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Spiega Bruxelles: «A norma della direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane, i centri abitati con una popolazione superiore ai 10 mila abitanti che scaricano le acque in zone sensibili sotto il profilo ambientale avrebbero dovuto dotarsi di un sistema di raccolta e trattamento che rispetti le più rigorose norme di qualità entro la fine del 1998».Undici anni più tardi, la Commissione ritiene «oltre 500 località non rispettino tale direttiva».L’Italia ha due mesi per rispondere a quello che tecnicamente si chiama «parere motivato ». Vuol dire che a fine settembre la Commissione potrebbe giocare l’ultima carta che i Trattati le attribuiscono, ovvero chiedere alla Corte di infliggerci una sanzione pecuniaria allo Stato. Nel frattempo, in qualche punto delle coste, i bagnanti saranno sempre potenzialmente in pericolo, anche se l’Ue sottolinea che l’ipotesi di complicazioni per le persone è remota. A repentaglio soprattutto i mari, poiché una delle minacce più frequenti è la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita. Può accadere un po’ ovunque, anche se nel Mezzogiorno la frequenza dei comuni fuorilegge è superiore rispetto ad altre.

Ultimo aggiornamento Domenica 26 Agosto 2012 09:45