Napoli: Bordate di Tullio De Mauro (uno dei padri della lingua italiana) a Renzi, Santanchè e Salvini Stampa
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NapoliNews - Cronaca
Scritto da Francesca Cicatelli   
Domenica 26 Aprile 2015 09:52

Napoli: Bordate di Tullio De Mauro (uno dei padri della lingua italiana) a Renzi, Santanchè e Salvini

Bordate di Tullio De Mauro (uno dei padri della lingua italiana) a Renzi, Santanchè e Salvini: "La politica arruola la Santanchè e Salvini perché alzano il dito medio per esprimere il loro dissenso quindi parlano un linguaggio più rapido. C'è di meglio in politica ma anche di peggio però. Il Jobs Act? Una creatura di poco senso. Parlate come mamma vi ha fatto, chi parla affettato e senza inflessione dialettale, l'allicchettato, come si dice a Napoli, suscita diffidenza. Faccio il linguista, un mestiere abbastanza inutile. ma le parole possono essere usate come serial killer. E io sono sopravvissuto". Non ha freni il linguista italiano per eccellenza ai microfoni di Radio Club 91 nel programma I Radioattivi (con Ettore Petraroli e Rosario Verde) e accenna anche ai suoi trascorsi in politica:  "Ho fatto politica solo perché mi hanno prelevato dall'università". Sulla lingua italiana invece: "Faccio il mestiere di linguista quindi un mestiere abbastanza inutile. La lingua italiana per fortuna mantiene ancora vivi tutti gli accenti dei retroterra dialettali. Si può notare che chi non ha un accento che lo riporta ad un luogo particolare, ad una regione particolare, suscita diffidenza. Chi parla allicchettato non viene apprezzato mentre chi parla come mamma l'ha fatto fa un altro effetto".
Su Napoli: "Sono andato via da Napoli ragazzino ma se torno a Napoli dopo 24 ore mi riaffiora la calata napoletana. Ci sono detti napoletani memorabili che sfoggio e traduco in giro. Le parole inglesi esibite laddove non servono alla comunicazione sono l'equivalente di un dire lasciatemi lavorare voi che non capite. Non avete lavoro? E vi do il Jobs Act".
E alla domanda su chi è stato più utile alla lingua italiana tra Berlusconi e Renzi risponde: "Sono dei campioni. A parte il Jobs act, che è una creatura di Renzi insieme a qualche altra sciocchezza, entrambi hanno capacità di cercare formulazioni  di cui non si capisce bene il senso ma sono casi interessanti, perché se poi uno non va al di là delle parole, hanno presa. Le parole possono essere usate come serial killer. Ma io sono sopravvissuto"
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Napoli: "Ho lasciato io Gabriella Pession ma rifuggo il gossip. Ho la faccia da canaglia ma da 4 anni sto in grazia di Dio


"Ho lasciato io Gabriella Pession ma rifuggo il gossip. Ho la faccia da canaglia ma da 4 anni sto in grazia di Dio: senza una donna fissa. A Napoli e Roma ti mangiano di invidia. Ma mi sento un toro e un'aquila. C'è qualcuno che si interessa a me, non so chi sia: mi aggiorna wikipedia. San Gennaro parla come il napoletano suadente che prende le cose alla leggera e non si preoccupa di quello che accade intorno. Dio s'è stufato di questi vizi degli italiani. Il primo vizio? L'Italia seduta sugli allori del passato, è rimasta a 500 anni fa". Così l'attore Sergio Assisi ai microfoni di Radio Club 91 nel programma "I Radioattivi" (con Ettore Petraroli e Rosario Verde) che, scaramanticamente, corre ai ripari quando si parla della sua carriera. Non è solo Napoli che ti mangia, è invidiosa ma anche Roma (da cui vive da 15 anni) ma anche Roma mi sta mangiando. "Bisogna sempre comunicare speranza - suggerisce  - anche nei momenti bui, nei momenti di crisi devi spingere ancora di più, non bisogna aver paura. E' come in battaglia, se hai paura e fai un passo indietro, è finita".
E ricorda: "A scuola andavo malissimo".
Sulla serie Capri di cui è stato protagonista rivela: "Mi sono rifiutato di girare la terza serie perché l'hanno girata a Roma, a Santa Marinella". L'attore che rifugge gli ambienti mondani perché "del gossip non me ne importa proprio" svela che "sono 4 anni che sono in grazia di Dio: senza un cane e senza una donna fissa. Non mi butterò in una storia fino al giorno in cui troverò qualcuno che mi farà brillare gli occhi e solo allora cadrò come una pera cotta. Adoro l'aquila per l'indipendenza che guarda tutti dall'alto e il toro che con le corna ferisce pure, l'eterna lotta tra la vita e la morte. In genere le ragazze dicono che ho la faccia da canaglia poco rassicurante. Sarà sempre così"
E allo specchio "Cerco di non guardarmi".  
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