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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Anna Maria Sepe   
Martedì 23 Marzo 2004 19:35

Ipazia 

Ipazia, filosofa, matematica e astronoma, professore della celebre Scuola di Alessandria d’Egitto, fu una delle donne più famose per cultura e sapienza della storia antica. Figlia del matematico Teone, perfezionò ad Atene la sua preparazione culturale per poi stabilirsi definitivamente nella sua città natale. Viene tramandato che fosse anche molto bella.
All’epoca esistevano due centri importanti di studi nel mondo allora conosciuto: La Scuola di Alessandria (III-VII secolo d.C.), che oggi “rivive” a Napoli nell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – come ha detto Nino d’Ambra nell’appassionata rievocazione - e la Scuola di Atene, entrambe si rifacevano al neoplatonismo; ma mentre la prima cercava di confrontare il passato con le idee innovatrici del Cristianesimo; la seconda fu un baluardo culturale nella difesa della tradizione filosofica greca. E dovevano essere proprio quelle idee innovatrici, interpretate e attuate con ira intollerante e fanatica, che dovevano portare a morte Ipazia.

Furono proprio i cosiddetti monaci combattenti cristiani che tesero un agguato alla scienziata (pagana), la tirarono giù dalla carrozza e, dopo averla torturata e tagliata a pezzi, la gettarono in un letamaio e ne bruciarono i resti! Era il mese di marzo del 415 d.C.. E l’avv. d’Ambra ha voluto ricordarla a 1589 anni dal suo martirio, precisando che le notizie sulla sua vita vengono prevalentemente tratte dal “Suda”, piccola enciclopedia del X secolo, scritto in greco con circa 30.000 voci, una delle fonti più rare e preziose per attingere notizie su autori dell’epoca e sulle loro opere. Degli scritti di Ipazia nulla è pervenuto in via diretta perché furono tutti bruciati e comunque distrutti dopo il suo assassinio.Non doveva rimanere nessuna traccia del suo percorso terreno e culturale.
Dopo la sua morte gli allievi si dispersero, o per paura (non infondata) di fare la stessa fine, o perché convinti o plagiati dalla agguerrita concorrenza che ormai dominava incontrastata, anche con la legge dalla sua parte.
Tre mini biografie della filosofa vennero tracciate e sono pervenute fino a noi. Quella di Damascio (480-550), filosofo neoplatonico, ultimo rettore della Scuola (Università) di Atene - soppressa nel 529 da un editto dell’imperatore Giustiniano - autore della “Vita di Isidoro”, riportata nel “Suda”. Quella di Socrate lo Scolastico (380-450) di Costantinopoli, avvocato, insegnante, scrittore ecclesiastico greco, riportata nella sua “Historia Ecclesiastica”; e quella di Giovanni, vescovo cristiano di Nikku, nella sua “Cronaca”, il più feroce contro Ipazia di cui così conclude la biografia: « Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo, perfetto (sic) sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto [Oreste] con i suoi incantesimi. Quando trovarono il luogo dov’erasi diressero verso di lei e la trovarono seduta su un’alta sedia. Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion. Questo accadde nei giorni di digiuno. Poi le lacerarono i vestiti e la trascinarono attraverso le strade della città finchè lei morì. E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo. E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono “il nuovo Teofilo” perché aveva distrutto gli ultimi testi dell’idolatria nella città». Le tre biografie sono state lette, nella traduzione italiana, dallo studente Massimo Colella con la consueta bravura. Dunque appare verosimile l’ipotesi di alcuni storici che dietro le quinte dell’assassinio di Ipazia ci fosse stata la mano del vescovo Cirillo. Anche se la Chiesa poi lo sollevò agli onori degli altari! Cirillo di Alessandria (376-444) è ricordato dalla storiografia contemporanea anche perché si avvaleva di ogni mezzo, politico o religioso, con intollerante autoritarismo, per un sempre maggiore radicamento del Cristianesimo, che con quei sistemi non presentava certamente la sua faccia migliore. Oltre Ipazia fu vittima dei suoi metodi inaccettabili anche la comunità ebraica dell’epoca.
Ipazia scrisse una infinità di opere dagli argomenti più vari: dalla filosofia alla matematica, dall’astrologia alla meccanica, dalla tecnologia alla realizzazione di strumenti scientifici, ma le principali sue opere che vengono ricordate di sovente dagli storici sono: “Commentario sull’Arithmetica di Diofanto di Alessandria”, “Commentario sulle Coniche di Apollo di Perga” e “Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”. In quest’ultima opera, scritta da suo padre Teone, si riconosce esplicitamente l’apporto culturale della martire alessandrina.

La serata era stata introdotta da Cecilia Arturo, presidente della Fidapa dell’Isola d’Ischia, che ha letto “il messaggio alle donne” del Presidente della Repubblica. Sono seguiti gli interventi degli studenti (oltre 20) della Scuola Media di Lacco Ameno che, con la supervisione delle professoresse Maria Rosaria Terracciano ed Eleonora Iovene, hanno svolto motivate tesi (anche se non tutte condivisibili) sulle problematiche del sesso cosiddetto debole, frutto di un lavoro ed un approfondimento a monte veramente encomiabile.
Poi c’è stato l’omaggio del Centro d’Ambra alle donne che di consueto animano le serate culturali con il replay di una proiezione dell’8 marzo 2000 delle loro immagini più significative sul sottofondo recitato delle poesie di Jacques Prévert, declamate da Paolo Carlini. Molta commozione ha suscitato l’apparire sui monitor dei volti di donne che non sono più tra noi. Rimarranno sempre “storicizzati” come parte integrante della famiglia culturale che anima il Centro, ha tenuto a sottolineare l’avv. d’Ambra, che ha poi illustrato, con dovizie di particolari storici, interessanti ed inediti, la vita,le opere ed il clima storico in cui visse Ipazia, di cui si è data una sintesi all’inizio dell’articolo.
Hanno parlato,fra gli altri: il generale medico Paolo Castagliuolo,il preside Nunzio Albanelli, il dott.Giuseppe Colucci e le insegnanti Rosa Genovino e Annamaria Piccolo. Tutti hanno espresso il loro punto di vista sull’argomento della serata soffermandosi, con competenza ed acume, in prevalenza sulle problematiche femminili sia nei paesi democratici sia in quelli a struttura totalitaria, dove la mancanza di libertà si riflette in negativo specialmente sulla donna. Il consenso ai loro interventi è stato sottolineato da prolungati applausi.
La conclusione è stata affidata al gruppo musicale del prof. Carmine Pacera, che con le note predominanti dei mandolini ha spaziato con gusto in una scelta di brani che hanno suscitato consensi e gradimento del numeroso pubblico presente.

(Anna Maria Sepe,”Il Golfo” 23 marzo 2004, pag.29)
Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:11