L'Osservatore Romano e la medicina a Napoli Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Paolo Befani   
Mercoledì 23 Ottobre 1991 19:18

L'Osservatore Romano e la medicina a Napoli

Nino d’Ambra, «Ricerche sulla Scuola Medica Napoletana dell’Ottocento»
Forio d’Ischia, Centro di Ricerche Storiche d’Ambra, 1990.

Durante tutto l’Ottocento, vale a dire sia sotto i Borbone che nell’Italia unita, Napoli fu una palestra importante di sperimentazioni e di dibattiti nel campo della medicina. Negli ospedali, all’università e in altre sedi accademiche si segnalarono ricercatori,clinici, chirurghi e altri operatori sanitari — basti citare Antonio Cardarelli — che hanno un posto di rilievo nella storia della medicina. Tra gli altri, Gaetano Conte e Giuseppe De Nasca precedettero il famoso neurologo francese Duchenne nella descrizione della distrofia muscolare progressiva.

Una testimonianza si-gnificativa di questo fervore di studi e di applicazioni è costituita dalla vasta gamma della stampa specializzata: ben cinquanta riviste mediche videro la luce nell’arco di un secolo nella città partenopea. Il prestigio di cui godeva la «scuola» trova ulteriore conferma nel fatto che ai suoi rappresentanti ricorsero in diverse circostanze i protagonisti del Risorgimento. Cosi Giuseppe Capuano, che si illustrò anche nell’oculistica, fu il ginecologo di Casa Savoia e assistette la regina Margherita quando dette alla luce — l’11 novembre 1869 a Napoli — Vittorio Emanuele III. Al clima balsamico di Posillipo e alle cure dei luminari locali si affidò nel 1882 anche Garibaldi, nel 1882, ormai carico d’anni e di acciacchi. La scuola medica napoletana fu anche all’avanguardia in Italia nella sperimentazione dell’omeopatia: alla metà del XIX secolo, infatti, furono aperti reparti ospedalieri e farmacie e uscirono pubblicazioni periodiche sulla «medicina alternativa». Il più convinto pioniere fu Tommaso Cigliano, che tra il 1895 e il ‘97 riuscì ad ottenere una cattedra all’università. Sulla facciata della sua casa a Forio d’Ischia si legge ancora la scritta Similia similibus (curantur), che riassume la filosofia della medicina omeopatica, allora guardata con sospetto dagli ambienti scientifici ufficiali. Dopo il ‘60, per quanto non fosse più la capitale di uno Stato, Napoli era ancora un importante crocevia di popoli e di scambi economici. Nel 1877, pertanto,vi fu fondato un ospedale internazionale, amministrato dal corpo consolare, che per regolamento accoglieva «malati residenti e di passaggio, di qualunque nazionalità, anche italiani, esclusi i napoletani». È il caso di ricordare che nell’Ottocento gran parte della popolazione di Napoli viveva in precarie condizioni igienico-sanitarie ed era esposta al rischio di ricorrenti epidemie. Ciò nulla toglie alle benemerenze della scuola medica partenopea, che la pubblicazione in oggetto documenta sulla base di un’ampia ricerca archivistica.

(Paolo Befani ”L’Osservatore Romano” del 23 ottobre 1991, pag.5, Scaffale).

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:17