Bologna: Cittadinanza, Leoni presenta mozione in Regione ER: "No allo ‘ius soli’. Deve essere atto volontario, non un dannoso automatismo” Stampa
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BolognaNews - Cronaca
Scritto da Il Consigliere regionale Dott. Andrea Leoni   
Venerdì 17 Maggio 2013 10:19

Bologna: Cittadinanza, Leoni presenta mozione in Regione ER: "No allo ‘ius soli’. Deve essere atto volontario, non un dannoso automatismo”

“Netta contrarietà alla filosofia della svendita di diritti, più o meno reali, e a modifiche della legge sulla cittadinanza ispirate al principio dello ‘ius soli’ perchè concedendo automaticamente la cittadinanza non viene in alcun modo garantita la volontarietà del richiedente, in special modo se minorenne, e pertanto l’adesione ai principi costituzionali del nostro Paese. La cittadinanza deve essere un atto volontario. Non c’è nessuna volontà in qualcosa che viene dato meccanicamente e quindi inconsapevolmente”.

E’ quanto contenuto in una mozione presentata in Regione Emilia Romagna dal Consigliere regionale Andrea Leoni alla luce della proposta del Ministro Pd Kyenge di introdurre il principio dello 'Ius soli' per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di stranieri nati in Italia.“In tema di integrazione quello della cittadinanza è un finto problema. I fautori dello ‘ius soli’ ritengono erroneamente che per favorire l'integrazione degli stranieri nel nostro Paese si debbano prevedere norme che portino alla concessione automatica dello status di cittadino italiano. Niente di più sbagliato. E’ controproducente l’applicazione di un modello che veda nella concessione della cittadinanza italiana una tappa iniziale e non la conclusione del processo di integrazione degli stranieri.
Nella proposta Kyenge e della sinistra c’è la clamorosa contraddizione della concessione automatica della cittadinanza attraverso il principio dello ‘ius soli’, anche nella versione ‘temperata’, che non garantisce in alcun modo la volontarietà della richiesta e l’adesione dello straniero ai valori repubblicani. Per uscire dalla demagogia imperante sarebbe molto più produttivo sviluppare un vero e proprio percorso virtuoso di ‘buona cittadinanza’, frutto di un congruo periodo di permanenza sul territorio e di una serie di azioni positive, che dimostrino la reale volontà di integrarsi e di aderire ai valori costituzionali del nostro Paese.
La cittadinanza deve rappresentare una scelta volontaria e solenne di grande rilievo, che deve essere collegata all'adeguata conoscenza della lingua italiana, della storia e della cultura alla base della nostra comunità. La cultura dei diritti senza doveri ha già fatto abbastanza danni al nostro Paese”.
Di seguito il testo della mozione presentata alla Regione Emilia Romagna
Bologna, 17 maggio 2013
Il Consigliere regionale Dott. Andrea Leoni

Alla Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna

MOZIONE

L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna,

preso atto
che l’Italia negli ultimi anni è stata oggetto di intensi flussi migratori che hanno determinato nuovi scenari e problematiche sociali connesse alla necessità di integrare una grande quantità di persone provenienti da paesi extraeuropei;

visto
- che il tema dell’integrazione degli immigrati extracomunitari nel nostro Paese ha riportato maldestramente al centro del dibattito politico il tema del riconoscimento della cittadinanza italiana agli immigrati e delle norme che attualmente ne regolano il percorso per averne diritto e farne richiesta;
- che in alcuni ambiti politici, istituzionali nonché sociali, testimoni della cosiddetta dottrina ‘multiculturale’, è diffusa l’erronea convinzione che siano elementi in grado di favorire l'integrazione degli stranieri nel nostro Paese sia l’accorciamento del periodo di permanenza, sia la modifica delle condizioni attualmente previste per avere il diritto a richiedere e ad ottenere la cittadinanza italiana, oltre all'automatica concessione di tale status;

ritenuto
- pericoloso e controproducente, l’applicazione di un modello che veda nella concessione della cittadinanza italiana una tappa iniziale e non la conclusione del processo di integrazione degli immigrati extracomunitari;
- in palese e clamorosa contraddizione la concessione automatica della cittadinanza attraverso il principio dello ‘ius soli’, anche nella versione ‘temperata’, che non garantisce in alcun modo la volontarietà della richiesta e l’adesione del soggetto ai valori repubblicani;
- che, anche sulla base di esperienze estere, appare necessario muoversi con estrema prudenza nella concessione della cittadinanza, che deve invece avvenire solamente alla fine di un lungo ed articolato processo di integrazione e di completa accettazione dei principi sanciti dalla nostra Costituzione, oltreché dalle leggi dello Stato, e non certo attraverso percorsi accelerati rispetto a quelli attuali;
- che la cittadinanza italiana debba essere intesa e vissuta come una conquista per ogni straniero che vive in Italia e che è necessario pretendere da parte dei richiedenti oltre alla volontà e alla conoscenza della nostra lingua, la condivisione dei principi fondanti della nostra società;
- che l’acquisizione della cittadinanza rappresenti una scelta solenne di grande rilievo, che deve essere collegata all’adeguata conoscenza della lingua italiana, della storia e della cultura alla base della nostra comunità ed in particolare deve comportare il giuramento di fedeltà alla nostra Carta costituzionale;
- che per tali ragioni occorre mantenere il principio base dello ius sanguinis per l’acquisizione della cittadinanza, mentre per lo iure soli deve restare fermo quanto previsto dalla legislazione vigente, cioè un periodo minimo di 10 anni di permanenza regolare nel nostro territorio;
- alla luce di quanto esposto, che una eventuale modifica delle norme sulla cittadinanza debba avvenire in senso maggiormente restrittivo e qualitativo, al fine di garantire una concreta e solida volontà, da parte dei cittadini stranieri che ne fanno richiesta, di diventare a tutti gli effetti, e non solo formalmente, ‘cittadini 'italiani';

valutato
quindi necessario e produttivo sviluppare un vero e proprio percorso di ‘buona’ cittadinanza, frutto di un congruo periodo di permanenza sul territorio e di una serie di azioni positive, che dimostrino la reale volontà di integrarsi e di aderire ai valori costituzionali del nostro Paese;

ESPRIME

- netta contrarietà alla filosofia della svendita di diritti, più o meno reali, e a modifiche della legge sulla cittadinanza ispirate al principio dello ‘ius soli’ poiché concedendo automaticamente la cittadinanza non viene in alcun modo garantita la volontarietà del richiedente, in special modo se minorenne, e pertanto l’adesione ai principi costituzionali del nostro Paese;
- altresì parere favorevole ad ogni eventuale modifica della vigente legislazione nazionale sulla cittadinanza che consenta l’avvio di un articolato percorso per una ‘buona cittadinanza’, che comprenda un congruo periodo di permanenza e grazie al quale il richiedente possa dimostrare la condivisione dei principi fondanti della nostra società, l’adeguata conoscenza della lingua italiana, della storia e della cultura della nostra comunità nazionale.
Andrea Leoni

Ultimo aggiornamento Venerdì 26 Luglio 2013 15:40